La generazione “affitto”
Giovani con il sogno della casa di proprietà che intanto scelgono la coabitazione
Nel nostro paese sono sette milioni i giovani tra i 18 e i 34 anni che vivono in famiglia. Le cause di questo fenomeno sono tristemente
note: con una laurea in mano arrivano con fatica a mille euro al mese. Chi cerca di rendersi indipendente deve però accontentarsi di condividere un
appartamento con altri inquilini a causa di affitti improponibili, specialmente nelle grandi città. L'illusione di mettere da parte un gruzzolo per
poter acquistare casa rimane tale, quasi una sfida pressoché impossibile. Una generazione condannata al nomadismo, alla flessibilità dell'affitto e
alla condivisione delle spese con coinquilini che si trasformano nella nuova famiglia. I giovani italiani in questa condizione sono tantissimi
(in Inghilterra li chiamano rent generation) e si arrabattano tra contratti di lavoro
provvisori, conoscenze e nuove amicizie precarie, case passeggere e condizioni economiche decisamente instabili. Di questi giovani il 40% ha più di
25 anni, il 50 % ha un'occupazione precaria (non a tempo determinato) e il 60% percepisce un reddito inferiore a 1000 euro.
L'unica soluzione per comprare casa sarebbe quella di ricorrere ad un mutuo. Questo, però, vuol dire rispettare scadenze, impegni e sostenere una
rata mensile con uno stipendio di mille euro e con un futuro professionale pressoché inesistente. Gli economisti sostengono che questo fenomeno stia
modificando il concetto stesso di proprietà non solo in Italia, ma anche in Europa.
Una proiezione dell'Università Cattolica di Milano prefigura che nei prossimi anni saranno almeno 15 milioni le persone che si dovranno sostenere con
mille euro al mese. Per questi 15 milioni il semplice auto-sostentamento sarà una sfida e chi di loro vorrà pensare di mettere su famiglia, sarà
costretto a rinunciare a farlo a causa di un'impossibilità materiale.
In una grande città l'affitto di un trilocale in zona semicentrale non è inferiore ai 1100 euro mensili, nelle periferie l'affitto di un monolocale
si aggira intorno ai 600/700 euro al mese e l'acquisto dello stesso immobile si attesta tra i 170.000 e i 230.000 euro. Si comprendono immediatamente
le difficoltà con cui una famiglia si approccia non solo all'acquisto, ma allo stesso affitto.L'anomalia sta quindi nella rigidità del mercato immobiliare
che non permette alla “generazione affitto” di poter cercare e trovare lavoro anche
trasferendosi lontano da casa, accettando incarichi e contratti di inizio rapporto, quindi con salari troppo bassi rispetto agli affitti. In questo
stato di insicurezza i giovani sono costretti a posticipare il sogno della casa di proprietà, in attesa di tempi migliori, ma fino a quando? Siamo
di fronte all'addio al mattone? Probabilmente no: sarà la società ad adattarsi ed il trend del cosiddetto cohousing cioè la coabitazione con altri
inquilini, ormai consolidato in buona parte del Nord Europa e negli Stati Uniti, continuerà la sua ascesa. Anche l'acquisto della casa, quindi, si
baserà su un nuovo modo di fare famiglia a partire da una nuova visione del modo di intendere la mobilità e la precarietà, ai fini della condivisione
di esperienze, della globalizzazione e in fondo anche del guadagno economico. Il trend avrà un'unica parola d'ordine: “condivisione”.
In Italia i giovani che riescono ad andare avanti senza problemi, pagando un affitto e vivendo in modo indipendente, sono spesso sostenuti dalla famiglia:
una sicurezza, un porto sicuro, ma dal quale è necessario svincolarsi. Questa resistenza del mercato al fenomeno della richiesta di autonomia da parte delle
nuove generazioni, che non riescono a districarsi con serenità nel mondo blindato delle compravendite immobiliari e degli affitti, è un ostacolo forte, che
frena lo sviluppo culturale ed economico del paese. Per poter sostenere un canone mensile di 1000 euro al mese, gli analisti calcolano che se ne dovrebbero
guadagnare almeno 2500 per non superare il limite della cosiddetta “indigenza”. Uno scenario che per la quasi totalità dei giovani dai 25 ai 35 anni è più
un sogno che una realtà tangibile.
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